Fonte: Centro per la ricerca economica e politica
Quando il tasso di disoccupazione sale, un tema ricorrente nei media è che i lavoratori non hanno le giuste competenze. Lo abbiamo visto ieri sul New York Times quando un articolo ci ha detto: “La pandemia ha accelerato la richiesta di una forza lavoro più qualificata”. Ci racconta come la crescita del telelavoro in risposta alla pandemia abbia portato a una maggiore domanda di manodopera qualificata e a una minore domanda di lavoratori meno qualificati.
Il punto chiave in questo tipo di argomentazione è che il problema sono i lavoratori, che non hanno le giuste competenze, e non un’economia che non crea abbastanza domanda di lavoro. Naturalmente, riceviamo questo argomento sulla carenza di competenze ogni volta che il tasso di disoccupazione aumenta. Nell’estate del 2010, quando la Grande Recessione era ancora vicina al suo punto più basso, il NYT ha pubblicato un pezzo raccontandoci della carenza di competenze nel settore manifatturiero. Nei successivi nove anni e mezzo il settore ha aggiunto quasi 1.3 milioni di posti di lavoro (11.3%), senza alcun notevole miglioramento nelle competenze della forza lavoro statunitense. Il tasso di disoccupazione complessivo è sceso al 3.5%, ancora una volta senza grandi miglioramenti nelle competenze della forza lavoro statunitense.
L’attenzione sul divario di competenze è ancora più esasperante poiché, anche se ci fosse un problema con la domanda di competenze, sarebbe il risultato della politica, non della tecnologia, come suggerisce l’articolo. Abbiamo molti posti di lavoro in settori come i computer e le biotecnologie perché il governo concede monopoli su brevetti e copyright in questi settori. Se temiamo di creare una domanda eccessiva per persone con competenze avanzate e una domanda insufficiente per persone con un livello di istruzione inferiore, possiamo rendere questi monopoli più brevi e più deboli, o forse addirittura non averli affatto.
Quest’ultima possibilità dovrebbe essere uno dei principali argomenti di dibattito nel contesto della pandemia. Il governo sta pagando miliardi di dollari alle aziende farmaceutiche per la ricerca e la sperimentazione di vari trattamenti e vaccini per combattere il coronavirus. Incredibilmente, dopo aver messo in anticipo miliardi di dollari e aver preso grossi rischi, il governo sta dando alle aziende il monopolio sui brevetti che permetterà loro di addebitare quello che vogliono per ciò che è stato sviluppato con il nichel del governo.
Ciò significherà probabilmente ridistribuire decine di miliardi da tutti gli altri agli azionisti, ai massimi dirigenti e ai dipendenti chiave di queste aziende. Se non vogliamo vedere questa redistribuzione verso l’alto (anche dai neri ai bianchi, dal momento che i beneficiari di questa storia sono quasi certamente in maggioranza bianchi) la chiave non è più competenze per i nostri lavoratori, la chiave è che il governo non dia eliminare i monopoli sui brevetti per il lavoro per il quale ha pagato.
Per essere chiari, questo non è un argomento contro l’istruzione e la formazione. Sarebbe positivo per i lavoratori e per l’economia se avessimo una forza lavoro meglio qualificata. Ma il motivo per cui oggi abbiamo un’elevata disoccupazione, e potremmo averla anche in futuro, non è una mancanza di competenze, bensì un fallimento della politica economica.
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