Sebbene il Memorial Day commemora ufficialmente i soldati americani morti durante il servizio militare, dovrebbe anche servire a ricordare le devastazioni della guerra in un modo più ampio, non solo in termini di vite umane perdute, ma anche per i suoi devastanti impatti ecologici.
Qui negli Stati Uniti raramente si sente parlare del danno ambientale quotidiano legato alle guerre e al militarismo statunitense. In effetti, è molto più comune venire a conoscenza degli sforzi del Pentagono per “diventare ecologici”. Il sottotitolo di un rapporto del 2010 del Pew Charitable Trusts, ad esempio, caratterizza il Pentagono come “un passo avanti per combattere il cambiamento climatico”. Nel frattempo, il presidente Obama ha recentemente esaltato gli sforzi dell’esercito per ridurre il consumo di carburante attraverso tecnologie che utilizzano biocarburanti, in particolare l’aereo da caccia FA/18 della Marina, soprannominato Green Hornet per le sue presunte credenziali ecologiche, e il veicolo corazzato leggero della Marina.
Tale “greenwashing” maschera il fatto che l’esercito americano è il più grande consumatore mondiale di combustibili fossili e la singola entità maggiormente responsabile della destabilizzazione del clima terrestre. Divorando circa 330,000 barili al giorno (un barile ha 42 galloni), l'esercito americano sarebbe classificato al 37esimo posto in termini di consumo di petrolio se fosse uno stato-nazione, davanti a paesi come Filippine, Portogallo e Nigeria, secondo il Factbook della CIA.
E sebbene gran parte della tecnologia militare sia diventata molto più efficiente in termini di consumo di carburante negli ultimi decenni, la quantità di petrolio consumata giornalmente da ciascun soldato in tempo di guerra è aumentata del 175% dal Vietnam, dato il crescente utilizzo da parte del Pentagono e il numero di veicoli a motore. veicoli. Uno studio del 2010 condotto da Deloitte, la società di servizi finanziari, riporta che il Pentagono utilizza 22 galloni di petrolio per soldato schierato nelle sue guerre, una cifra che si prevede crescerà dell’1.5% annuo fino al 2017.
Il colpevole peggiore è l’Aeronautica Militare, che consuma 2.5 miliardi di galloni di carburante per aerei all’anno e rappresenta più della metà del consumo energetico del Pentagono. In normali condizioni di volo, un aereo da caccia F-16 brucia fino a 2,000 galloni di carburante per ora di volo. L’impatto dannoso che ne risulta sul sistema climatico terrestre è molto maggiore per miglio percorso rispetto al trasporto terrestre motorizzato, a causa dell’altezza alla quale volano gli aerei combinata con la miscela di gas e particelle che emettono.
Tra gli aspetti ironici di tutto ciò, dato che uno degli obiettivi centrali della strategia militare statunitense è garantire il flusso di petrolio verso gli Stati Uniti (una politica nota come Dottrina Carter), c’è che la vorace fame di energia del Pentagono aiuta a giustificare la sua stessa esistenza e una crescita apparentemente infinita. Impegnato in molteplici guerre e con una rete di centinaia di basi militari in tutto il mondo e dozzine di altre negli Stati Uniti, il budget del Pentagono è ora più o meno l’equivalente di tutti gli altri eserciti del mondo messi insieme.
In senso diretto, la guerra e il militarismo producono paesaggi ed ecosistemi di violenza. In Laos, gli ordigni inesplosi provenienti dai bombardamenti illegali e segreti di Washington ricoprono le campagne e hanno ucciso e mutilato migliaia di persone dalla fine della guerra, e continuano a farlo al ritmo di quasi una persona al giorno. In Vietnam, dalla metà degli anni '500,000, circa 1970 bambini vietnamiti sono nati con difetti congeniti ritenuti legati al defoliante Agente Orange che il Pentagono ha scaricato nel paese.
Al di là dei paesi direttamente colpiti dalla guerra, gli effetti negativi del consumo militare delle risorse ambientali non rispettano i confini territoriali. Essi aggravano una crescente crisi ambientale su scala globale. Dal degrado degli oceani del mondo, al forte declino della biodiversità e all’intensificarsi della destabilizzazione climatica, la guerra e il militarismo minacciano l’umanità e la vita in modo più ampio in modi senza precedenti.
Nel Giorno della Memoria, ricordiamo tutti coloro che sono morti mentre prestavano servizio militare, così come coloro che sono stati uccisi e mutilati dalla guerra. Ma riflettiamo anche sulle devastazioni ambientali provocate dalla guerra e dal militarismo. Ancora più importante, dedichiamoci a porvi fine. Più che mai, l’umanità – e Madre Terra – non possono più permetterseli.
Joseph Nevins insegna geografia al Vassar College di Poughkeepsie, New York. Tra i suoi libri c'è "Morire per vivere: una storia dell’immigrazione statunitense nell’era dell’apartheid globale” (Libri sulle luci della città).
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