Notizie che Cambridge Analytica abbia sfruttato l’enorme cache di dati degli utenti di Facebook e che Facebook abbia anteposto gli interessi commerciali alla sicurezza degli utenti, è solo l’ultimo disastro che evidenzia che Internet è un sistema pericoloso.
Il problema dei malintenzionati che manipolano Internet è dilagante da anni. Basse barriere all’ingresso, libertà di partecipazione e apertura non caratterizzano più Internet, che ora è una forza che fa a pezzi le società, consentendo a piccoli gruppi di devastare un numero sempre maggiore di persone.
Nel 2014 Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, ha proposto un online "Magna Carta" per proteggere Internet, in quanto sistema neutrale, dalla manipolazione del governo e delle aziende. Stava rispondendo dopo le rivelazioni secondo cui le agenzie di spionaggio britanniche e statunitensi stavano portando avanti programmi di sorveglianza di massa; lo scandalo Cambridge Analytica rende la sua proposta più attuale che mai.
Mentre il pensiero convenzionale reagisce a questi eventi invocando il salvataggio di Internet, le crisi colpiscono con tale frequenza e gravità da mettere alla prova anche la risolutezza dei migliori difensori di Internet. In risposta alla continua “arma” del web, Berners-Lee ha detto l'anno scorso: 'Sono ancora un ottimista, ma un ottimista in piedi in cima alla collina con una brutta tempesta che mi soffia in faccia, aggrappato a una recinzione... Dobbiamo stringere i denti e aggrapparci alla recinzione e non prenderla è scontato che il web ci porterà a cose meravigliose.'
Non credo più che Internet possa essere salvata: è troppo tardi. Le argomentazioni secondo cui si potrebbe salvare con una Carta dei diritti in stile Magna Carta o attraverso una regolamentazione più specifica sono troppo poco e troppo tardi.
Questo perché gli appelli a salvare Internet si basano sul falso presupposto che si tratti di un sistema neutrale. Le caratteristiche centrali della progettazione di Internet – protocolli, domini, reti, server, dati, codici – e le sue strutture di governance sono profondamente politiche e integrate all'interno di strutture politiche ed economiche.
Consideriamo il “potere grigio”. Luciano Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell'Informazione all'Oxford Internet Institute, spiega quel potere grigio non è il potere socio-politico o militare ordinario. Non è la capacità di influenzare direttamente gli altri, ma piuttosto il potere di influenzare coloro che influenzano il potere. Per vedere il potere grigio, basta guardare le centinaia di esempi di alto livello di modelli di personale a porte girevoli tra Google e Google. Governi europei e la Dipartimento di Stato USA.
E poi c’è il “capitalismo della sorveglianza”. Shoshana Zuboff, professoressa emerita alla Harvard Business School, propone il capitalismo della sorveglianza è "una nuova logica di accumulazione". L’incredibile evoluzione della potenza di elaborazione dei computer, gli algoritmi complessi e i progressi nelle capacità di archiviazione dei dati si combinano per rendere possibile il capitalismo della sorveglianza. È il processo di accumulazione tramite espropriazione dei dati che le persone producono.
Il rispettato esperto di sicurezza Bruce Schneier recentemente applicato gli approfondimenti del capitalismo della sorveglianza alla crisi Cambridge Analytica/Facebook, osservando che “i progressi sia nell’analisi dei big data che nell’intelligenza artificiale renderanno domani applicazioni molto più inquietanti di quelle attuali."
Per Schneier, "la regolamentazione è l'unica risposta". Cita il regolamento generale sulla protezione dei dati dell'UE che entrerà in vigore il mese prossimo, in base al quale gli utenti devono acconsentire a quali dati personali possono essere salvati e come vengono utilizzati.
Ma non tutti hanno la stessa fiducia nella regolamentazione. Paul-Olivier Dehaye, co-fondatore di PersonalData.IO che aiuta le persone a proteggere i propri dati personali, ha recentemente ha detto a Click della BBC che esistono già norme molto severe. Ma queste sono peggio che inutili perché non vengono applicate. I regolatori, che si considerano in grado di bilanciare gli interessi commerciali con quelli democratici, per quanto riguarda i dati personali, hanno fatto "troppo dalla parte degli interessi commerciali e non abbastanza dai controbilanciamenti".
Il potere grigio e il capitalismo di sorveglianza spingono i regolatori a schierarsi troppo spesso dalla parte degli interessi commerciali e statali contro il bene pubblico. Ma sono proprio le caratteristiche progettuali di Internet che alla fine danno origine a monopoli globali nuovi e senza precedenti come Google, Facebook, Amazon e gli altri. Consente alla NSA e al GCHQ di sorvegliare la vita personale delle persone in tutto il mondo. Internet è diventata la più grande piattaforma globale per amplificare potere e privilegi dalla fine della guerra fredda; e non può essere salvato.
Allora cosa potrebbe prendere il suo posto? Stanno emergendo nuove tecnologie decentralizzate del "Web 3.0" che mirano a ribaltare l'impotenza che la stragrande maggioranza delle persone deve affrontare in tutto il mondo. Le tecnologie blockchain – che includono le organizzazioni autonome decentralizzate (DAO) e i tribunali apolidi – rimuovono gli intermediari non necessari e le terze parti che centralizzano la ricchezza e il potere decisionale.
Queste tecnologie, pur affrontando numerosi problemi e ancora nella loro nascente fase di sviluppo, pretendono di consentire alle persone di organizzarsi oltre i confini fisici e nazionali. Questi sistemi non si basano sulla regolamentazione o sul comportamento responsabile degli stati e delle aziende, ma piuttosto sulla decentralizzazione e sulla crittografia, per consentire alle persone di controllare quali dati personali desiderano rilasciare e come vengono utilizzati. Questi sistemi rendono Google, Facebook, Amazon, Cambridge Analytica, gli stati e altri colossi digitali, sdentati.
Internet oggi rappresenta un pericolo per le persone e la società. E' tempo di considerare le alternative.
Chris Spannos è redattore digitale presso Nuovo internazionalista e autore del prossimo libro Come reinventare Internet per cambiare il mondo.
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