Il nuovo libro del compianto Howard Zinn "The Bomb" è una piccola e brillante analisi di alcuni dei miti centrali della nostra società militarizzata. Coloro che hanno letto "A Terrible Mistake: The Murder of Frank Olson and the CIA's Secret Cold War Experiments", di HP Albarelli Jr. sanno che questo è un anno adatto alla pubblicazione delle storie di cose orribili che gli Stati Uniti hanno fatto ai francesi. città. In quel caso, Albarelli, descrive la CIA che somministrava LSD a un'intera città, con risultati mortali. In "The Bomb", Zinn descrive l'esercito americano che fece il suo primo uso del napalm lanciandolo su un'altra città francese, bruciando chiunque e qualunque cosa toccasse. Zinn era su uno degli aerei e prese parte a questo orrendo crimine.
A metà aprile 1945 la guerra in Europa era sostanzialmente finita. Tutti sapevano che stava per finire. Non c'era alcuna ragione militare (se non è un ossimoro) per attaccare i tedeschi di stanza vicino a Royan, in Francia, e ancor meno per bruciare a morte uomini, donne e bambini francesi nella città. Gli inglesi avevano già distrutto la città a gennaio, bombardandola allo stesso modo a causa della sua vicinanza alle truppe tedesche, in quello che fu ampiamente definito un tragico errore. Questo tragico errore fu razionalizzato come una parte inevitabile della guerra, proprio come lo furono i terribili bombardamenti incendiari che raggiunsero con successo obiettivi tedeschi, proprio come lo fu il successivo bombardamento di Royan con il napalm. Zinn accusa il Comando Supremo Alleato di aver cercato di aggiungere una "vittoria" nelle ultime settimane di una guerra già vinta. Egli incolpa le ambizioni dei comandanti militari locali. Incolpa il desiderio dell'aeronautica americana di testare una nuova arma. E accusa tutti i soggetti coinvolti – compreso se stesso – del “motivo più potente di tutti: l’abitudine all’obbedienza, insegnamento universale di tutte le culture, a non uscire dalla linea, nemmeno a pensare a ciò che non si è fatto”. assegnato a pensare, il motivo negativo di non avere né una ragione né una volontà di intercedere."
Quando Zinn tornò dalla guerra in Europa, si aspettava di essere mandato in guerra nel Pacifico, finché non vide e si rallegrò nel vedere la notizia della bomba atomica sganciata su Hiroshima, 65 anni fa, in agosto. Solo anni dopo Zinn arrivò a comprendere l'imperdonabile crimine di enormi proporzioni che fu lo sgancio di bombe nucleari in Giappone, azioni simili per certi versi al bombardamento finale di Royan. La guerra con il Giappone era già finita, i giapponesi cercavano la pace e erano disposti ad arrendersi. Il Giappone chiese soltanto che gli fosse permesso di mantenere il suo imperatore, richiesta che venne poi accolta. Ma, come il napalm, le bombe nucleari erano armi che necessitavano di essere testate. La seconda bomba, sganciata su Nagasaki, era un tipo diverso di bomba che necessitava anch'essa di essere testata. Il presidente Harry Truman voleva dimostrare le bombe nucleari al mondo e soprattutto alla Russia. E voleva porre fine alla guerra con il Giappone prima che la Russia ne entrasse a far parte. L’orribile forma di omicidio di massa da lui impiegata non era in alcun modo giustificabile.
Zinn torna indietro anche per smantellare le ragioni mitiche per cui gli Stati Uniti erano in guerra fin dall’inizio. Gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Francia erano potenze imperiali che si sostenevano a vicenda nelle aggressioni internazionali in luoghi come le Filippine. Si sono opposti allo stesso modo da parte di Germania e Giappone, ma non all’aggressione in sé. La maggior parte dello stagno e della gomma americani provenivano dal Pacifico sudoccidentale. Gli Stati Uniti hanno chiarito per anni la loro mancanza di preoccupazione per gli ebrei attaccati in Germania. Ha anche dimostrato la sua mancanza di opposizione al razzismo attraverso il trattamento riservato agli afroamericani e ai giapponesi americani. Franklin D. Roosevelt descrisse le campagne di bombardamento fasciste su aree civili come “barbarie disumane”, ma poi fece lo stesso su scala molto più ampia con le città tedesche, a cui seguì la distruzione su scala senza precedenti di Hiroshima e Nagasaki – azioni che seguirono anni di disumanizzazione dei giapponesi. Zinn sottolinea che "la rivista LIFE ha mostrato la foto di un giapponese morto bruciato e ha commentato: 'Questo è l'unico modo'". Consapevole che la guerra sarebbe finita senza ulteriori bombardamenti e consapevole che i prigionieri di guerra statunitensi sarebbero stati uccisi dopo la bomba sganciata su Nagasaki, l'esercito americano è andato avanti e ha sganciato le bombe.
Gli americani hanno permesso che queste cose fossero fatte in loro nome, proprio come i tedeschi e i giapponesi hanno permesso che venissero commessi crimini orribili in loro nome. Zinn sottolinea, con la chiarezza che lo contraddistingue, come l’uso della parola “noi” unisca i governi con i popoli e serva a equiparare il nostro popolo ai nostri militari, mentre demonizziamo i popoli di altri paesi a causa delle azioni dei loro governi. "The Bomb" suggerisce un modo migliore di pensare a tali questioni e lo stabilisce fermamente
– ciò che le forze armate statunitensi stanno facendo adesso, oggi, è parallelo ai crimini del passato e condivide le loro motivazioni disonorevoli;
–le guerre cattive hanno molto in comune con la cosiddetta “guerra buona”, nella quale di buono c’era poco o nulla;
–Howard Zinn nella sua vita ha fatto molto di più per la pace che per la guerra, e per la pace più di chiunque altro, certamente più di numerosi vincitori del Premio Nobel per la pace.
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