Fonte: Internazionale Progressista
Protesta in Cile, 14 ottobre 2019
foto be Tomywk/Shutterstock.com
Nell’ottobre 2019, il Cile ha sorpreso il mondo con una rivolta sociale che nessuno aveva previsto. L'esplosione del malcontento espresso da milioni di cileni scesi in piazza, pur in un contesto altamente repressivo, ha squarciato le fragili cuciture del “paese neoliberista modello” dell'America Latina. Non si è trattato di un fenomeno congiunturale ma piuttosto di un punto di rottura determinato dall’accumulo di domande sociali insoddisfatte che l’attuale sistema politico non è in grado di assorbire ed elaborare. Proprio per questo motivo, un significativo cambiamento costituzionale è stato proposto come principale richiesta per porre fine a un modello economico, politico e sociale che non funziona.
Questo squilibrio strutturale costituisce la chiave per analizzare il contesto attuale e le prospettive che si aprono per il futuro politico del Cile. Un'analisi completa del indagine nazionale condotto dal CELAG (Centro Strategico Latinoamericano di Geopolitica) mostra che il momento di turbolenza politica che sta vivendo il Paese non è stato eclissato dallo scoppio della pandemia di Coronavirus – anche se sembra accentuare le carenze dell’attuale modello economico in termini di della disuguaglianza che genera. Solo nell’ultimo anno, 4 cileni su 10 hanno cercato di accedere a crediti per finanziare le proprie spese di base e la pandemia ha assestato un ulteriore colpo alle tasche di 3 cileni su 4: la metà (50.2%) ha visto ridursi le proprie risorse economiche dalla situazione attuale e un altro su 1 (4%) ha perso completamente la propria fonte di reddito.
L'opinione della maggioranza sull'attuale governo è ancora molto contraria a Sebastián Piñera: il 71.7% dei cileni valuta negativamente la sua gestione, e lui ha un indice di gradimento del -52.9% (differenza tra negativo e positivo). Mettendo da parte il contesto del Covid-19, quasi due terzi (64%) degli intervistati ritengono che il governo abbia abusato dei propri poteri nell’utilizzo dello stato di emergenza e del coprifuoco durante l’ultimo anno, un fatto che è strettamente correlato a tre quarti ( 74.3%) dei cittadini approvano le proteste sociali iniziate in ottobre.
La maggioranza della società (61.6%) ritiene che il Cile stia vivendo un momento di trasformazione politica. Ciò sembra mettere in discussione l’idea diffusa secondo cui la società cilena è per lo più apatica e apre un’interessante prospettiva nell’analizzare cosa accadrà quando il picco della pandemia passerà e le acque della politica nazionale saranno nuovamente agitate. Come in altri paesi, alla domanda sulle sensazioni relative alla situazione attuale, il sentimento di gran lunga predominante è l’incertezza (48.7%). Tuttavia, alla domanda su quale parola esprima meglio i sentimenti verso il cambiamento costituzionale, le sensazioni positive salgono al 60.7%, divise tra “speranza” (43.5%) e “fiducia” (17.2%), creando così un clima di aspettativa molto positivo.
Questa breve panoramica ci mostra che gran parte dell’immaginario sociale dei cileni si sta riconfigurando in un processo che non ha necessariamente una direzione univoca. Il sistema economico viene sempre più messo in discussione come centro gravitazionale di un modello sociale anch’esso in crisi. Un modello in cui idee neoliberiste fortemente radicate iniziano a convivere con le percezioni emergenti sul ruolo dello Stato come garante dei diritti fondamentali (come ad esempio l’accesso a una risorsa vitale come l’acqua, nonché l’assistenza sanitaria e l’istruzione). Quanto la politica cilena si muoverà in una direzione progressista o conservatrice dipenderà dalla capacità delle forze politiche di riunire e sostenere tali richieste. C’è un terreno fertile affinché il progressismo possa fare esattamente questo.
Gisela Brito ha un Master in Analisi Politica presso l'Università Complutense di Madrid (UCM) e una laurea in Sociologia presso l'Università di Buenos Aires (UBA). Attualmente sta studiando per un dottorato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l'UCM. Ha svolto studi post-laurea in Campagne Elettorali e Comunicazione.
Guillermo González è laureato in Sociologia con specializzazione in Diagnosi Sociale e insegna Sociologia presso l'Università di Buenos Aires (UBA). Attualmente sta studiando per un Master in Studi Elettorali presso l'Università Nazionale di San Martín (UNSAM).
ZNetwork è finanziato esclusivamente attraverso la generosità dei suoi lettori.
Donazioni