Dalla coesistenza alla conquista cerca di spiegare come si è sviluppato il conflitto arabo-israeliano guardando oltre il rigido legalismo e individuando gli uomini dietro le politiche adottate dalle Grandi Potenze all'alba del XX secolo. Sostiene in modo controverso che il sionismo fu adottato dal governo britannico nella Dichiarazione Balfour del 1917 principalmente come strumento di immigrazione e che può essere fatto risalire alla Royal Commission on Alien Immigration del 1903 e all'Alien's Act 1905.
Il libro contiene l’analisi giuridica più dettagliata della corrispondenza Hussein-McMahon del 1915-6, nonché della Dichiarazione Balfour, e dà uno sguardo più attento ai travaux préparatoires che formarono il Mandato britannico della Palestina. Colloca la violenta reazione degli arabi palestinesi all’immigrazione ebraica di massa nel contesto del sionismo, evidenziando i risultati di diverse commissioni d’inchiesta britanniche che raccomandavano alla Gran Bretagna di abbandonare la sua politica. Il libro rivisita anche le controversie sulla questione dell'autodeterminazione e sulla spartizione della Palestina.
Il capitolo sul conflitto del 1948 cerca di aggiornare i giuristi internazionali sugli studi dei “nuovi” storici israeliani e riproduce alcuni dei resoconti orribili delle atrocità avvenute da articoli di giornali, documenti delle Nazioni Unite e resoconti personali, che videro l’espulsione e l’esodo. di quasi un intero popolo dalla propria patria. Il penultimo capitolo sostiene che Israele è stato creato attraverso un atto di conquista o di sottomissione. Il libro si conclude con un’analisi del conflitto che fa riflettere, sostenendo che né gli ebrei né gli arabi erano da biasimare per averlo scatenato.